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Prima ancora che la filosofia affermasse la fondamentale affinità tra il cosmo e l'uomo, cioè tra il "macrocosmo" e il "microcosmo", le religioni politeistiche si avviavano già verso una interpretazione analoga della realtà. Esprimere in forme umane tutto ciò che circonda l'uomo e determina il suo destino, significa contemporaneamente due cose: il mondo, pur senza perdere nulla della sua sovrumana potenza e grandezza, appare più comprensibile, più trasparente, meno informe e mostruoso; allo stesso tempo l'uomo, ritrovando le proprie forme nel mondo non-umano, acquista non solo un maggior senso di sicurezza e di confidenza con la realtà, ma anche una maggiore dignità, poiché riconosce se stesso come simile agli dèi che reggono l'universo.