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"(...) Mentre noi viviamo, infatti, il vento è impegnato a inseminare il mondo, dove nasceranno splendide piante, fiori variopinti. Che cosa è, del resto, la poesia se non polline dell'universo, destinato, grazie ai semi delle parole, a far germogliare il mondo, il quale altrimenti sarebbe aridamente sterile? Ecco perché allora Il vento della memoria, il ricordare ma anche il vivere presente, che alla memoria carnalmente si congiunge. Può capitare, con il tempo, che alcuni episodi si affievoliscano, ma i più importanti, i più significativi, restano a testimoniare i nostri sensi e sentimenti, le nostre avide e avventurose transumanze in un mondo, che abbiamo navigato come un grande mare, con le sue tempeste e le sue bonacce. Possiamo dunque affermare con serietà e serenità che abbiamo vissuto, come ebbe a testimoniare Neruda, ma possiamo anche continuare a credere nei miracoli e nei misteri della vita, che la poesia prova a svelare, ma mai per intero, perché, come suggeriva questa volta Leopardi, essa non può contravvenire al suo compito fondamentale, che resta quello di echeggiare la vita, come fa il vento, quando decide di imporre il suo respiro. (...)" (Francesco D'Episcopo)