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(...) Pochi poeti, come Maraziti, hanno cantato l'amore con classica contemporaneità ma, soprattutto, con un abbandono totale ai suoi molteplici richiami, nello sconforto di una delusione, nella felicità di una scoperta, carica di conferme, e sempre la poesia si è fatta principale artefice e sicura compagna di questi sensi e sentimenti, che nel poeta sono sempre appaiati mai separati, nella forza e nella fragilità di una esposizione totale a una divinità, quale nelle sue sillogi torna ad essere l'Amore, che riesce a compiere il miracolo non di rivestire ma di riempire una vita, altrimenti vuota e priva di interessi veri e profondi. (...)