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Nell'opera letteraria di Roberto Vittorio Di Pietro, traslato artistico quanto mai aderente ad una sua particolare visione del mondo e dell'uomo che vi abita, assume indubbio rilievo metaforico-simbolico la ricorrente figura del cane'. Certo innumerevoli sono stati gli scrittori notoriamente dediti ad un rapporto privilegiato con questo animale (e Di Pietro, spaziando da Victor Hugo a D'Annunzio e parecchi altri, ne riprende volentieri il pensiero citandolo strumentalmente in epigrafe); e però, nella poesia di Di Pietro, ciò che riesce a conferire alla caninità' un valore centrale pressoché archetipico è una davvero inusitata, singolarissima facoltà di immedesimazione psicologica da parte dell'autore con l'animale stimato: una straordinaria forma di empatia destinata a sfociare nientemeno che nella vertiginosa certezza di un reciproco scambio di connotati' anche sul piano fisico.