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"In "Echi di silenzi" ci sono non pochi indizi che, nonostante vengano sempre ad alimentare con coerenza l'humus contestuale di un libro luminoso quanto incandescente e complesso, si lampeggiano in un loro invito alla leggibilità in chiave metaforica; non certamente per svelare appieno "il segreto del poeta" (secondo un ammiccamento di Ungaretti), ma per aprire spiragli sul come intendere la parola poetica di Lorè, sul come scoprirla ponendola in rapporto a quell'ipersenso scoccato nella traiettoria della totalità comunicativa, senza però dimenticare che Lorè non pone confini o vincoli all'epifanica libertà del proprio esprimersi." (Rodolfo Tommasi)