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"(...) Nel suo teatro (e Danaidi, Andrea e Iter sembrano condensare e dimostrare un'esigenza di atemporale pulsazione vocale e un tipo di scansione ritmico/visiva poste con naturalezza a stabilire le basi di una proposta fruitiva del teatro in inedito marchio), il palcoscenico è come una pagina, ma non bianca, anzi, colma in partenza di presupposte e implicative nubi, di nascondigli e anfratti, ombre e inviti, fessure e specchi - cioè di quanto costituisce sottinteso di colonna e pilastro alla fisionomia dell'azione -, a cui dare senso e ardore significante: ecco, allora, che tali elementi, apparentemente astratti, sottesi al progetto drammaturgico e insiti all'afflato compositivo dell'autore, divengono essi stessi personaggi connaturati al concetto medesimo di "dinamica teatrale", ossia divengono leve dialettiche, svincoli di metafora, suggerimenti di intonazione. (...)".