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"Quella di Arnaldo Ederle, recentemente scomparso, è stata certamente una della voci più coerenti e profonde della poesia italiana, come fatto rilevare da alcuni dei suoi più illustri amici e colleghi, che ne hanno, nel corso degli anni e con un'attenzione che mai è venuta meno, presentato e commentato l'opera. Dagli esordi "sperimentali" degli anni '60 del secolo scorso egli è venuto affrancandosi con consapevole celerità, approdando a una visione del comporre ispirata a un solidale, generoso umanesimo e, insieme, a una visione dell'arte - in lui favorita dagli studi musicali - per molti versi precorritrice di quel ritorno, per così dire, "al classico" che i maggiori tra gli studiosi di linguaggi e di estetica (da Chomsky al nostro Ferraris) registrano con attenta sensibilità".