Tab Article
Mirandola, 19.05.2012 - Una sera Luisa torna a casa e si accorge che basta, non ne può più: è venuto il momento di lasciare un posto di lavoro che non assomiglia per niente a nessuna delle sue aspirazioni. Il giorno dopo, senza logica e senza preavviso, quel posto di lavoro giace sotto un cumulo di macerie, nuvole e polvere. Ciò che rimane dell'azienda di Patrizio è una carcassa di detriti e cemento: in trenta secondi si sono sbriciolati trent'anni di sogni, sacrifici e soddisfazioni. In quel trambusto e nei mesi successivi, Luisa e Patrizio sono costretti a reagire. I loro cuori sono lontani, mentre i loro corpi si muovono sotto agli stessi capannoni, condividono gli spazi angusti dei container, si adattano a mense improvvisate. Vedono con occhi diversi la stessa umanità che si adopera, si reinventa e lentamente risorge, aggrappandosi al miraggio di una normalità che si chiama lavoro. Il lavoro che non c'è più, dentro alle fabbriche e ai capannoni crollati, ma esiste ancora dentro alla forza delle braccia e del cuore. In questa storia, ispirata alla vera vicenda di un gruppo di donne e di uomini che lavoravano in uno degli epicentri del terremoto dell'Emilia, il dramma di una catastrofe senza tempo incontra i turbamenti di una generazione precaria. L'esito, prevedibile o meno, ha il sapore della rinascita.