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D. Santo era un educatore con un ruolo costituito dal rapporto tra spazi/tempi formativi e le percezioni significative provenienti dall'ambiente sociale. Si configurava per la strada, in chiesa, a scuola, nei campi estivi con "i suoi ragazzi" come l'operatore centrale del passaggio integrativo che si svolge tra la domanda presenza del ragazzo e la sua comunicazione legittimatoria dell'apprendimento, rivestendo per l'interlocutore la funzione centrale di commutatore della comunicazione di apprendimento con quella dei significati. Per lui educatore la verità non era sufficiente capirla ma era necessario amarla. Con questo sosteneva la ricerca di Dio. Ma incitava ad essere cittadini partecipi della vita della comunità, con punti fermi che guardano alla fede ed all'insieme dei valori che dovrebbero essere alla base della società.