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Nei secoli centrali dell'Età Moderna il latino fu la lingua ufficiale della Chiesa di Roma, ma dall'analisi di bolle, editti e decreti emerge come il volgare fosse preferito quale lingua veicolare. Pur osteggiando la dottrina luterana, favorevole all'uso del volgare sia nelle Scritture" sia nella liturgia, e riservando la conoscenza dei misteri della fede ai soli in grado di comprendere il latino, vescovi e inquisitori della Penisola utilizzarono proprio la lingua volgare per trasmettere bolle pontificie e decreti conciliari. Su quali temi era necessario farsi comprendere? Vi era fedeltà agli originali o si sfruttavano i margini di interpretazione per arginare la stretta repressiva imposta dal papato post-tridentino?