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"La realtà è una rete di relazioni... Non viviamo nel peggiore dei mondi possibili, dobbiamo solo prenderci cura del mondo che c'è". Un pamphlet congegnato in modo assai originale, in cui acute e colte riflessioni sulla pandemia da Coronavirus si alternano a corrispondenze e interazioni personali con amici e conoscenti. Tutto dalla distanza di un'auto-quarantena nella quale l'autore si è posto già dal 2015, come forma di distacco, se non vero e proprio rigetto, da un mondo che ha seppellito l'etica e dal resto della specie umana, che lavora infaticabilmente alla propria distruzione. "Il Coronavirus si è infilato chirurgicamente nei nostri circuiti cerebrali prima che nei nostri alveoli polmonari, e ci impartisce, sempreché impariamo, alcune lezioni. Che avremmo dovuto già conoscere ma che, da tempo, abbiamo avuto la sufficienza di non ripassare o la presunzione di contestare a noi stessi. (...) Aspettiamoci - dunque, adoperiamoci a contenere e a prevenire - le future prossime crisi pandemiche indotte dalla globalizzazione, non solo sanitarie: climatiche, alimentari, demografiche, finanziarie, occupazionali, eccetera. Molte di queste, da molto tempo, sono sotto ai nostri occhi, ma molti di noi, perfino molti di coloro che ne subiscono le conseguenze, si ostinano a non vederle o, per paradigma corrente, si affidano allo stesso pensiero politico che ne ha favorito le cause e ne riscuote i dividendi. Urge un nuovo risorgimento umano, autenticamente liberale e profondamente democratico".