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Basilicata, 1946. Penelope, giovane e affascinante vedova piemontese di un conte lucano, abita da sola, ridotta in povertà, nel grande e decadente palazzo della nobile famiglia. Lotta per sopravvivere, tra intrighi e amori torbidi, senza rinunciare agli adorati abitini di lusso, ai trucchi e ai golfini attillati e dai colori accesi che tanto scandalizzano la mentalità paesana. Costretta da una frana avvenuta nel suo rione e dal suo baldanzoso amante Antonio, che praticamente la mantiene tra ricatti e angherie, ad accogliere in casa propria la famiglia di una popolana, la nobildonna vince la sprezzante avversione nei confronti della plebe e mette in piedi, per la sua ospite e per altre del suo ceto, un piccolo laboratorio di lavoro a maglia; tenterà, così, di portare alla luce nelle insolite allieve una femminilità e una bellezza sepolte fra logori stracci, colori smunti e anni di prevaricazione da parte degli uomini.