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"C'è un punto ove tutto ha inizio. A Oriente, dove sorge il sole. Mentre l'alba si dischiude, nella luce soffusa emergono dagli abissi le parole che Euripide pone sulle labbra della vergine Ifigenia. Parole che toccano il profondo: il perché di un tale sacrificio appare oscuro 'e l'impensabile diviene racconto', citando Loraux. Vibra in queste parole la passione che logora l'uomo dinanzi la morte... e poi nulla. Il desiderio di conoscenza, seppure ardente, non sempre consente di giungere al fondo della questione. E dopo l'ultimo rintocco resta solo il grido afono del dolore che lentamente uccide, nel silenzio i corpi sviliti hanno il colore della morte e il rosso dei tramonti si confonde col sangue del presente indicibile, inimmaginabile. Gli antichi usavano esorcizzare il male, le brutture del mondo sullo spazio scenico teatrale che diveniva "sacro". Taluni contestano il mutamento d'animo della fanciulla nell'Ifigenia in Aulide, troppo repentino e radicale il passaggio dall'antieroico attaccamento alla vita, da quel sole che tutto scalda e crea, al patriottico desiderio di immolarsi. Al drammaturgo, profondo conoscitore dell'animo umano, va il plauso di aver plasmato la generosità e l'entusiasmo di Ifigenia. Euripide, nella sua vecchiaia, aveva stretto ancora nel cuore il ricordo di un punto a Oriente riflesso negli occhi di una donna, gonfi di mare e d'infinito".