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Un banale omicidio passionale compiuto da un lattaio cui sta stretta una famiglia unita solo dai feticci del progresso e del consumismo. Cinque giorni in cui la mente dell'assassino viene attraversata da incubi e pensieri stralunati fino al prevedibile epilogo, con un comune ispettore di polizia che incastra il colpevole senza sforzi. Anche la vittima e le comparse della breve trama non possono che essere considerate insignificanti, come i sentimenti di amore o amicizia che li legano tra loro. Il male però no. Quello non è banale. O meglio è ancora più sconvolgente perché funziona benissimo anche se esercitato da persone banali. Persone totalmente prive di coscienza che agiscono senza troppi rimorsi e al presentarsi di dubbi non cercano di darsi risposte, ma si autogiustificano arroccandosi su posizioni preconfezionate. E se tutto questo fosse un ritratto più reale di quel che crediamo?