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Attraverso una legislazione liberticida e le violenze degli squadristi, Mussolini decretò la fine della libertà di stampa in Italia, garantita sin dal 1848 dallo Statuto Albertino. L'unica possibilità di contatto dei partiti antifascisti con le masse popolari rimase la pubblicazione di giornali clandestini. I comunisti e gli intellettuali fondatori di Giustizia e Libertà in particolare, si distinsero per coraggio e determinazione, sfidando la polizia fascista con la stampa "alla macchia" di giornali e opuscoli che denunciavano i crimini e le brutalità del regime. Questo libro ripercorre le tappe fondamentali della stampa illegale antifascista dalla marcia su Roma alle elezioni "plebiscitarie" del 1929, dalla presa del potere all'instaurazione della dittatura. Un capitolo del volume è dedicato alle violenze degli squadristi in Maremma e all'avvento del fascismo in provincia di Grosseto.