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Roma, marzo 1978. Il commissario di polizia Luigi Longo, un vedovo di mezz'età con figlio diciottenne, commette un reato nei locali della questura; un giovane scompare e i familiari temono sia stato sequestrato; alcune persone muoiono in circostanze imprevedibili; vicinissime a tutto ciò si svolgono intanto le tragedie della lotta armata, degli anni di piombo. Il caso del giovane scomparso viene affidato a Longo e le indagini lo porteranno lontano, al seguito di false piste e delle sue molte ossessioni. Seguiamo così Longo per dieci giorni e lo vediamo aggirarsi tra Roma e la Sardegna. Muovendosi ai fianchi della politica, disinteressato ad essa perché lontana e ostile, ma costretto ad attraversarla dalle circostanze e dal caso, Longo conduce la sua indagine. Una indagine che è insieme ricerca di indizi e angosciosa autoanalisi, e che vede il commissario "lavorato ai fianchi ", a sua volta, dal rimorso per la colpa commessa e da nemici misteriosi che lo aggrediscono alle spalle, e da una rete criminale che gli si stringe lentamente attorno.