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"Voglio rievocare la mia vita: in questa solitudine, tra questi libri che tante cose mi hanno rivelato, in queste notti estive tranquille e silenziose, sento risorgere in me, vivi e strazianti, i ricordi della mia infanzia e della mia adolescenza": da queste premesse partono "Le confessioni di un piccolo filosofo" (1906), riflessioni nostalgiche di un uomo maturo sulla sua prima "educazione sentimentale". Ormai adulto, Antonìto ci conduce in un viaggio nella sua ormai lontana fanciullezza, un viaggio composto di brevi sequenze, semplici e intense, che ci rendono l'essenza viva del sentire del pueblo tra la fine dell'Ottocento e la prima metà del Novecento. Ma soprattutto ci inducono, se non a rimpiangere, senz'altro a riflettere sulla nostra stessa innocenza perduta e su un piccolo mondo antico ormai sepolto dalla storia.