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Nel rapporto tra il divenire dell'opera, l'aprirsi del suo spazio all'ambiente, e la variazione-oscillazione delle percezioni nello spettatore-fruitore-attore, risiede la vera rivoluzione dell'esperienza estetica di Chiggio e Landi, e delle loro poetiche. In entrambi è presente una forte componente di interattività: quel quid irriducibile alla sola dimensione retinica che mette in scacco il retaggio estetico occidentale, orientato verso la priorità sensoriale dello sguardo. Altra componente che accomuna le loro opere è il forte impianto tecnico-scientifico su cui si regge il loro lavoro, che distrugge la forma per accedere all'evento. Tensioni e contro-tensioni si affrontano e si sfidano, attraversando il loro lavoro dalla fine degli anni '50 ad oggi. Reintrodurre la "tensione" all'interno dell'immagine - tensione come unica ed autentica garanzia di stimolo del pensiero - ci appare oggi come una delle caratteristiche e dei meriti più rilevanti dell'arte di Ennio Ludovico Chiggio e di Edoardo Landi.