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Nella sua lineare evoluzione, la pittura di Roberto Miniati ha raggiunto un'identità precisa e significativa, quantunque vi continuino a collimare - in verità in modo sempre più marginale - gli ultimi riverberi di quelle influenze che pure risultarono essenziali negli anni dei suoi esordi. Come isolatasi in un versante "altro" e alto dell'astrazione, l'opera dell'artista romano esibisce, oggi, ricercatezze tecniche e formali nitidamente peculiari. Vi intervengono, a soglie naturalmente subliminali, i lasciti di un'osservazione insistita fra le avanguardie dell'arte del ventesimo secolo e i mutevoli orizzonti dell'esistenza, là dove si susseguono, come nuvole vagamente antropomorfe, alternanti condizioni spirituali. Un errore, dunque, sarebbe circoscrivere il senso e i contenuti di questa mostra, dall'emblematico titolo Affinità selettive, ai diversi rapporti percepibili fra il lavoro di Miniati e quelli di alcuni fra i suoi artisti preferiti, giacché alle fondamenta stesse dell'intero percorso espositivo echeggiano sonorità intime, tipiche di universi abitati da umori e riflessioni di vario tipo.