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Natura morta, figura, paesaggio: sono i temi tradizionali della storia dell'arte a muovere la ricerca di Luciano Ventrone, deciso a regalare contemporaneità all'antico in una rilettura delle sue tipicità espressive, tra formule e generi. L'immagine diventa patina formale di un'essenza da ricercare, diventa il suo specchio, e solo la perfezione del ritratto sembra poter garantire l'approfondimento. A questo tende Ventrone: definire il limite, il confine, l'oggetto, il dato, e poi andare oltre. I quadri sono vere e proprie istantanee di luce e colore, dipinti dalla struttura chiara e decisa, severi nel conseguimento della forma pura, ideale, "astratta" indipendentemente dal soggetto rappresentato, che sia uno specchio di mare di Lampedusa oppure una duna del deserto libico. Ventrone cambia appena il punto di osservazione, quel tanto che basta per fare un altro quadro, per contemplare la propria anima nello svolgersi infinito di un'altra onda brumosa o nella sabbia pettinata dal vento che disegna delle linee morbide dagli echi femminili. Questa prima monografia dell'artista attraversa il suo suggestivo percorso di ricerca dal 1960 al 2012.