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Athar, la parola araba per "ritrovamenti", presenta dipinti e installazioni che, nel percorso sensoriale della mostra e del catalogo, danno l'opportunità di scorgere profumi, musiche, colori, forme e misteri racchiusi in ogni singola opera. Il mondo dell'artista Medhat Shafik abbraccia un io interiore che si incastona nell'anima dell'universo. Shafik ci mostra che anche nel deserto, e quindi nei momenti di aridità, ci sono sorgenti, luoghi di ristoro, di rifugio e rinascita. Tante, dunque, le suggestioni visive, uditive e tattili, un grande cosmo fantastico e visionario, pullulante di segni, forme, figure, ancore e fortezze inespugnabili, segreti mai espressi, inquietudini o gioie, ansie e pensieri: sentimenti. Shafik, egiziano di nascita, italiano d'adozione, ma cittadino del mondo, richiama in vita e accoglie nelle sue opere tutti questi universi, amalgamando tradizione e presente, esperienze difformi, usi e credenze apparentemente lontani, che convergono nella reale utopia della condivisione.