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Mostra e catalogo dedicati a una produzione fuori contesto, gli ultimi quindici anni dell'artista Carla Accardi e le sue affermazioni di libertà. Come scrive il curatore, Marco Meneguzzo, "il percorso di Accardi è esemplare: una straordinaria intuizione nel partecipare, giovanissima, al Gruppo Forma, una prima maturità nella seconda metà degli anni Cinquanta, il momento magico degli anni Sessanta, in cui ogni cosa nelle sue opere appare "facile", tanto è in sintonia coi tempi, la sperimentazione tra gli anni Sessanta e i Settanta, l'acquisizione conclusiva della forma negli anni Ottanta e il definitivo successo nel mondo dell'arte, tutto concorre a che Accardi possa concedersi ora il lusso della libertà espressiva e della simultanea sicurezza che le sue opere attuali vengano guardate con la consapevolezza e l'attenzione che l'intero suo percorso merita. Così, da una ventina d'anni - e con una singolare accelerazione nel nuovo millennio - Accardi "gioca" coi propri segni, col proprio alfabeto, con la propria sintassi. Il gioco, in questo caso, è la manifestazione più alta della libertà, perché consente a chi lo pratica di stabilire sempre nuove regole, e di infrangerle, con la leggerezza di uno sguardo olimpico sulle cose del mondo, e quindi anche del proprio lavoro. È questa la differenza tra "gioco" e "sperimentazione", che vale la pena di approfondire".