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Il "Bruto Capitolino" è prevalentemente definito di probabile fattura etrusca. Proprio per questa attribuzione non assoluta, il Bruto Capitolino è qui evocato, in linea con l'opinione formulata dal presente studio, quale prodotto rivelatore del multiforme carattere etrusco. L'opera, datata al III - II secolo a. C., appare animata da motivi che, per la perfezione tecnica e per l'intensità espressiva, solo con difficoltà potrebbero individuare, rispettivamente, una mano romana o un carattere greco. Il Bruto potrebbe quindi inserirsi nell'ampio panorama dell'arte composita prodotta in Etruria da autori greci: fatto storico d'altronde accertato e spiegabile sulla base dei costanti legami sempre serbati dagli Etruschi con i discendenti greci delle genti paleo-elleniche da cui provennero dalle regioni dell'Egeo. Tecniche ellenistiche sono animate dalla mano creatrice dell'Etruria: Erodoto e Dionigi paiono incontrarsi.