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Pubblicato nel 1901, "L'anima semplice" rappresenta un punto di svolta nello stile narrativo di Matilde Serao. In seguito alla soppressione del suo convento, suor Giovanna è costretta a tornare "nel secolo": l'irruzione della Storia in quell'angolo di pace, fino a quel momento strappato allo scorrere degli eventi, la costringe a fare i conti con il passato e con un futuro incerto. La catabasi di questa monaca sessantenne, da ormai quaranta nascosta al mondo e costretta all'improvviso a farvi ritorno in modo traumatico, è descritta dalla Serao con commossa partecipazione, ed è anche una catabasi nel "ventre" di Napoli: lo spazio ha un valore sia realistico che simbolico, dal signorile convento Suor Orsola Benincasa, ai vicoli bui e maleodoranti in cui brulica un'umanità «fra povera e corrotta, fra misera e feroce». La poetica corale, particolarmente congeniale all'autrice, qui si integra con il romanzo sociale, con l'epopea di una "vinta", che nella verghiana lotta per la sopravvivenza ha avuto la peggio. Appare in controluce anche una critica ai rapporti sociali e familiari, spesso permeati di cinismo e interesse. La scrittura uniforme ed equilibrata, improntata al realismo e lontana dagli stilemi letterari, va oltre la mera aderenza al dato concreto per trasfigurarsi in un'adesione emotiva controllata e scevra da eccessi.