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«Marcella Starace, con incisiva dialettica di scandaglio nelle incognite esistenziali, evoca Foscolo, che nei Sonetti e nelle Odi celebra la vittoria della poesia sulla morte e sul tempo. Sé innesta qualche radice di cipresso foscoliano nel proprio campo lirico, essa genera piante in versi che non proiettano ombra scura ma "ombra verde", 'Nell'ora di Pan', come la intona secondo il suo daltonismo poetico di vivenza georgica. Lo gnomone, che segna l'ora degli eventi nella sua meridiana virtuale, è la mente. Dagli apporti affettivi richiama suo zio, Achille Starace, fucilato dai partigiani nel 1945. Stemperare anche il rosso ematologico in "ombra verde" è alchimia di volontà superlativa. "Il sangue dei martiri/ intride l'ora dello storicismo/ nel tempo che diventa un monito/ a suggellare pagine di storia/ riecheggianti di Perché". Marcella si acquieta con i versi per le nipotine Flaminia e Virginia: "In voi, virgulti del mio ceppo/ assaporo l'essenza/ d'una linfa vitale/ che mi nutre di energia/ nel transito del tempo". Marcella, con foscoliana vittoria della poesia sulla morte e sul tempo, coniuga nel paradigma del nascere e del divenire della vita, che è stechiogenesi in cicli di energia e dalle cadute esistenziali si rialza sempre. "Se rischio di precipitare/ nel fondo di me stessa/ una sferzata della mente/ mi dà il contraccolpo/ e mi ritempra".» (Nicoletta Prinzi, Taccuino vaticano)