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L'ultima prova poetica di Edoardo Penoncini è una silloge intensa, dalle atmosfere pure in cui il registro musicale si sfuma, discretamente e con una sorta di misterico pudore, tra un'alba e un tramonto in una lieve brezza nell'aria che agita la massa dei pensieri e ne fa meditazione, quesito: il passato si ha o si è perduto? Semplice differenza di pressione tra un prima e un dopo? Barometro è il borgo, luogo fisico dell'infanzia e della prima giovinezza, e il luogo e i tempi sono il filo rosso che unisce le quattro sezioni della raccolta, punto di partenza per un'ipotesi di vita e punto di ritorno all'archivio dei ricordi. Diversa e alterna la pressione esercitata dai ricordi, omogenea la miscela che li produce, che ne sfuma i contorni e li scioglie nell'amore per il paese, in una sospensione di volti e di riti; amori ai quali non si concede la licenza del futuro, solo estemporanei ritorni tra i libri di una biblioteca del tempo, nel ricordo condiviso dell'ultima sezione della raccolta. Così figure e case, la piazza e i filari di meli prendono corpo in un ricamo di suggestioni e riflessioni che ci coinvolgono non solo come spettatori privilegiati, perché se il ricordo (e la pressione che lo produce) è personale, la memoria (l'aria) è di tutti. Un viaggio con il poeta a ritroso negli anni delle speranze e dei sogni realizzabili, per poi tornare nel nostro limbo dei giusti in attesa di un altro moto d'aria.