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Sabina Biasuzzo vive la poesia come panacea per i dolori dell'anima. La matita imbriglia la sofferenza e la convoglia su piccoli pezzi di carta. I versi prendono forma, ora nervosi e incerti, ora scorrevoli e placidi come un tranquillo ruscello di montagna, fino al componimento di brevi pensieri, considerazioni, emozioni. Una donna nel pieno della maturità, realizzati ormai molti progetti, si interroga allo specchio. Dove sono finiti i suoi sogni? Eppure gli ingredienti per la felicità ci sarebbero tutti: una laurea, un impiego stabile, una famiglia allietata da un figlio che cresce sano e felice. E invece no, manca qualcosa. Dove sei finita? chiede rivolta alla sconosciuta nello specchio. Chi sei tu? La poetessa intraprende così un viaggio che si svolge all'interno dell'anima, rivelando le ombre, i dubbi, le ansie di una donna schiacciata tra il dover essere e l'essere se stessa. La poesia diventa l'unico modo per ritrovare una dimensione propria e distinta in una esistenza scandita dai ritmi spesso disumani, dove il tempo per le riflessioni, per scambiare una parola, una frase è sempre più raro, fino a condurre all'isolamento, alla solitudine. A ognuno di noi è concessa una possibilità di condurre un'esistenza piena. Per riuscirci è essenziale non arrendersi, non soffocare la bambina che dentro di noi sopravvive agli anni che passano.