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Un romanzo di esordio dai toni soffusi e delicati, una narrazione che si spiega agile come note su un pentagramma. La storia in sé è tanto semplice quanto ammaliante. Lei (Anna) incontra lui (Filippo) una calda sera di maggio perché la sua auto è rimasta in panne e il giovane si offre di riaccompagnarla a casa a piedi, si innamorano di un amore puro e travolgente, ma l'idillio entra in crisi come sovente accade a causa di un altro. Ma nulla è come appare e i due protagonisti dovranno trovare se stessi prima di imboccare un percorso comune. L'autrice gioca la carta della musica come terapia, la musica che si riserva il diritto e il dovere di educare, demistificare i comportamenti rendendoli più veri e giusti, scuotere le menti dal torpore. L'amore, l'onestà, la lealtà, la giustizia e la tolleranza sono valori che la musica sa di poter sublimare in modo inverosimile. Perché è innegabile il potere terapeutico della musica, che guarisce, lenisce, fa letteralmente rinascere, in altre parole, riabilita a vivere. Lucia Forani prende a prestito dai più grandi musicisti contemporanei i versi delle loro canzoni, sì che ogni scena è vissuta sulle note di un brano musicale da Is this love?, di Bob Marley a Music di John Miles, da Nowhere man del poliedrico John Lennon a Suspicious minds di Mark James, fino a Hai un momento, Dio?, di Ligabue.