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Solitamente un diario si scrive per se stessi, manca la prospettiva di una sua divulgazione, di una condivisione con altri delle idee, dei sentimenti e degli eventi in esso narrati. Giuseppe Marraffa invece sovverte ogni regola. Per tenere fede a una promessa fatta al suo mentore, molti anni dopo il verificarsi degli stessi eventi, si dedica alla stesura del suo diario. Ci racconta di essere rimpatriato a ventun anni dall'Eritrea, ci incanta con il resoconto di un imbarazzante tirocinio e ci spiazza presentandoci un Angelo il quale lo salva da un destino mediocre e lo avvia a una fruttuosa collaborazione con una delle più importanti imprese edili. Chi sia questo Angelo, non è dato sapersi. Né alla fine è importante. Fatto sta che il destino ha in serbo un'esistenza piena per il geometra Marraffa: trentacinque anni nel mondo delle costruzioni, alcuni tra i più importanti e prestigiosi cantieri eseguiti in Italia e all'estero, con tutte le inevitabili difficoltà e problematiche che comportano. Il Diario di cantiere di Marraffa attinge valore proprio dal suo essere testimonianza di un'epoca, di un ambiente sociale, di un periodo storico, perfino di un costume linguistico, quella educazione formale che si è un po' smarrita nell'epoca degli smartphone. Non solo un libro di ricordi, dunque, ma anche orgogliosa testimonianza di un uomo vissuto in un'epoca in cui bastava una stretta di mano.