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A Lourdes, tra l'11 febbraio e il 16 luglio 1858, la giovane Bernadette Soubirous, contadina quattordicenne del luogo, riferì di aver assistito a diciotto apparizioni della Madonna, in una grotta poco distante dal piccolo sobborgo di Massabielle. Il racconto di Nadia Giuliani non è una rivisitazione del fenomeno Lourdes che già è stato analizzato nel corso degli anni sotto molteplici aspetti. Nelle pagine di Acqua sorgiva c'è l'umanità, ci sono tutte le componenti che fanno di ogni uomo un essere unico nel modo di gestire il dolore, la gioia, la speranza, la rassegnazione, l'amicizia, la riconoscenza e soprattutto la consapevolezza di non essere solo quel corpo fisico sofferente che inevitabilmente, e per tutti, sarà abbandonato. Nelle parole dell'autrice, che è una delle volontarie che accompagnano i malati con il Treno Bianco in pellegrinaggio, non c'è dunque la presunzione di aggiungere un nuovo tassello di conoscenza al come e al perché molti tornano da Lourdes diversi, anche se uguali nel dolore; esistono invece le storie, minime e intime, di coloro che solo in quel viaggio detto della speranza, tornano a essere uguali agli altri. Storie di chi nel dolore è nato, storie di chi nel dolore è precipitato improvvisamente, storie di chi vuole uscire dalla mediocrità della vita o dalla sua vanità, per cimentarsi e provare l'altrui sofferenza e immedesimarsi a essa.