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Los Angeles, 2012. Dodici milioni di abitanti. Nove storie, nove racconti, nove solitudini, inconsapevolmente e casualmente, legate fra di loro. Tra i protagonisti, un'attrice fallita ma che non si arrende mai, un timido ricercatore italiano che scopre i lati più nascosti della città. In un continuo rimando-omaggio ai film hollywoodiani, L.A. appare come un immenso palcoscenico virtuale, luogo letterario ideale, attraversato da molti scrittori. Racconti sulla solitudine, intesa come sofferenza, ma anche una risorsa perché coltivare il dialogo interiore, prendere coscienza del sé più autentico, diventa una forma di autoterapia. Saper stare da soli ci aiuta a stare meglio con gli altri, perché si ha qualcosa da offrire e da scambiare. Leggere la solitudine (e le sue sofferenze) è alla base della raccolta di Elda Judica che attraverso una scrittura elegante e introspettiva, riflette la frammentarietà del vivere. Un modo per fissare emozioni e sentimenti, per lasciare traccia del vissuto, per cogliere un sé che pulsa dentro e oltre la vita ordinaria. Tracce, indizi, parole di sé che non placano necessariamente l'inquietudine, ma che possono essere il sintomo di una ricerca interiore e della passione di esistere.