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Cosa ci fa uno scienziato sotto un albero magico, in cerca di un cadavere che non c'è? Che cosa spinge un ricercatore universitario a perdere il sonno su misteriose grida dal bosco? Follia, direbbero i più, ma questi quattro racconti basteranno a farvi ricredere: vi perderete in un dedalo in cui la verità scompare in quella terra di nessuno che separa scienza e superstizione, ordine assoluto e libertà, inquirenti astuti e falsi assassini, e allora capirete che si tratta soltanto di umana e saggia follia. Per quanto razionali e coi piedi ben piantati a terra, qualcosa ci sfugge sempre e si fa beffe di noi, ci riporta indietro di millenni e ci bisbiglia sornione che, alla fine, siamo sempre gli stessi: che ci si trovi di fronte a una quercia secolare e particolarmente intelligente o in un futuro di disciplina e paradisi a caro prezzo, fino a un rincorrersi sospetto di cani e gatti tra usurai e speculazioni edilizie. Una narrazione dolce, ironica e dalla fluidità che rapisce, melodiosa come un duetto di arpa e violino, come un'ammaliante musica celtica che vi porterà lontano, in un tempo sospeso tra ieri e domani su un'eternità tutta a misura d'uomo, quasi profetica.