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La parete Nord dell'Eiger nelle Alpi bernesi è uno dei miti assoluti dell'alpinismo. Strapiombante, esposta a continue scariche di sassi è stata sempre una delle mete più ambite degli scalatori di tutto il mondo. Ai suoi piedi c'è la famosa Kleine Scheidegg, la stazione del treno che da fine Ottocento attraversa l'Eiger con un tunnel, e che da più di un secolo offre un'ottima visione della parete. Ogni impresa è stata così seguita attraverso potenti cannocchiali da frotte di turisti, affascinati dal coraggio di chi saliva e avvinti dalle tragedie che si consumavano in quota. Solo nel 1938 la cima fu "conquistata" da due cordate austro-tedesche, e il regime nazista si impadronì di questa grande vittoria per farne propaganda. Ma la conquista era stata preceduta da una serie impressionante di salite, tutte analizzate con partecipazione in questo libro e documentate con numerose fotografie. Dalla prima lungo la parete nord-orientale, nel 1932, fino al fatidico biennio 1934-1935, quando nei tentativi frenetici che si susseguirono morirono alcuni fra i migliori alpinisti della loro generazione: Max Sedlmayr e Karl Mehringer, Edi Rainer, Willy Angerer, Andreas Hinterstoisser, Toni Kurz, Bartolo Sandri, Mario Menti. Fino all'impresa di Harrer, Kasparek, Heckmair e Vörg.