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La cucina della dimora di una delle più prestigiose famiglie aristocratiche genovesi, gli Spinola di Pellicceria, prende vita grazie alla lettura dei documenti ottocenteschi della vita quotidiana che l'archivio del palazzo, ora Galleria Nazionale, conserva. Grazie a quanto vi si legge, la cucina si anima di persone - cuochi, contadini, bottegai - e si risentono i rumori dei tanti utensili con cui era arredata, si possono immaginare gli odori degli alimenti e i profumi dei cibi preparati secondo ricette che si riesce a ricostruire, arrivando a definire le abitudini alimentari dalla prima colazione alla cena, per i ricevimenti o per le varie ricorrenze. Si ritrovano così le origini delle tradizioni culinarie della nostra regione, si recupera la funzione di oggetti ormai in disuso, si ricostruisce il rapporto tra la città e l'entroterra per l'approvvigionamento dei cibi così come il tessuto delle botteghe che pullulavano nell'odierno centro storico genovese. Tutto questo al servizio di una famiglia di cui emerge il rigore dell'atteggiamento conservatore insieme alla raffinata cultura, in particolare di due proprietari come Giacomo Spinola e la sposa Violantina Balbi.