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Si tratta della prima monografia in assoluto dedicata ad Andrea Ansaldo, uno dei pittori più interessanti del primo 600 genovese, mediatore tra la tradizione cinquecentesca locale e i numerosi apporti derivanti dall'attività per la committenza cittadina di artisti stranieri, tra i quali Rubens e Van Dyck sono solo i più noti. Già Soprani, nelle sue Vite del 1674, lo definiva "pittore e prospettico raro", e la critica moderna riconosce in lui il primo esponente della grande decorazione barocca, maestro di illusione spaziale e finzione teatrale sulle volte affrescate ma anche nelle sue opere su tela. Fu Roberto Longhi a portare per la prima volta all'attenzione della moderna storia dell'arte l'opera di questo artista. Lo studioso ne sottolineava in particolare la formazione sui modelli della pittura tardomanierista toscana, vicina ai modi del Barocci, oltre che sulle opere del Veronese e dei maestri lombardi della Controriforma. Il volume prende in esame l'intera produzione su tela, ad affresco e grafica (oltre 40 dipinti, 16 cicli ad affresco e circa 20 disegni), ricostruendone criticamente la figura nel panorama della pittura italiana della prima metà del XVII secolo.