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Una donna osserva piena di ammirazione il marito che prega, salvo improvvisamente esplodere in un'incontenibile collera per l'incapacità di lui di provvedere a lei e al loro bambino. Un gatto fanaticamente religioso uccide tre uccellini ammantando i suoi atti di altrettante, sofistiche giustificazioni. Un pupazzo d'argilla viene animato da un rabbino per difendere la comunità ebraica di Praga e ora giace inerte nella soffitta della sinagoga, perché nessuno ricorda più la formula per risvegliarlo. Schegge che rimandano alla vita delle comunità ebraiche dell'Europa orientale di fine '800, alla loro povertà materiale e alla loro religiosità tenace e bizzarra. E dietro questi brevi, scarni apologhi, ora esplicita, ora dissimulata in un simbolo, la condizione della donna in quella cultura. Questo mondo - un mondo che non esiste più, ma la cui eco ha la capacità misteriosa di sollecitare in noi le corde più arcaiche del sogno e della paura - è il mondo di Itskhok Leybush Peretz.