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Dovete sapere che io avevo costruito un giardino, grande e bello, dove crescevano nuovi fiori e si salvavano specie estinte; dove non c'era solitudine né paura, ed era dolce anche la malinconia. Vi si poteva entrare da tutti i lati tranne uno, ma io portavo fuori i frutti per gli scambi e i regali, e da quelli alcuni cercavano di capire cosa ci fosse dentro. Non vi dico dei fiumi, dei laghetti e delle foreste. In questo giardino fui felice finché non vidi entrare un'armata disarmata, ma riconoscevo le uniformi, e da come ammiravano ogni cosa capii che sarebbero stati la rovina. "Devo cacciarli", pensai, "devo cacciarli a costo di morire". E così pensavo con rimpianto a quanto ero felice quando non ero innamorata, a quanto si spalancavano il cielo e le porte della terra. Innamorarsi era il contrario, era ricordarsi degli inganni umani e della finitezza di tutte le cose. Questo sentimento, così dipendente dalla volubilità altrui, andava ucciso, ma si trattava comunque di un assassinio.