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"La De Francesco ha una istintiva propensione ad una visione scenica della vita (...) ho sempre colto in lei l'abilità di raccontare persone, fatti, luoghi, circostanze, con parole che sono vere e proprie pennellate teatrali. I suoi racconti sono già, nel momento in cui nascono, rappresentazioni. Le è, poi, connaturata, una padronanza forte della lingua dialettale. Solo in dialetto, peraltro, possono avere efficacia tagliente certi aggettivi, verbi, modi di dire. Questa pièce, in limpido vernacolo, ha un realismo piccante, spesso comico e nessun uso della lingua nazionale avrebbe potuto rendere con tanta efficacia l'azione".