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Il saggio affronta il rapporto tra l'ambiente costruito e la vita psicofisica dei suoi abitanti mettendo in evidenza alcuni degli aspetti meno noti di questa interazione. La psicologia ambientale è il punto di vista dal quale scaturisce l'analisi che l'autrice propone nella maniera del saggio divulgativo, ma nel pieno rispetto delle regole della pubblicazione scientifica. Lo scritto, tendente all'informazione, si fonda su teorie generali e ricerche specifiche, e si concentra su fenomeni ascrivibili a una mala architettura, quella che per decenni ha condizionato la vita dei cittadini, sacrificando il loro benessere alla gloria di urbanisti e archistar. L'opera, scritta con un linguaggio semplice e incisivo, è divisa in due parti. La prima, con un taglio didattico, introduce il lettore all'argomento trattato e ne espone peculiarità e dubbi; si affrontano tematiche relative agli effetti che l'ambiente costruito ha sull'essere umano, sul suo stato psichico e fisico; si indicano le cause urbanistiche e architettoniche di alcuni dei malesseri che affliggono gli abitanti di città moderne, con ciò indicando le modalità per evitarle. La seconda parte propone degli esempi di buona architettura attraverso l'analisi di alcuni progetti dell'architetto milanese Mario Antonio Arnaboldi, valutati a confronto con i criteri di costruzione della progettazione biofilica, un filone architettonico in cui il benessere del fruitore è una priorità assoluta.