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Nel settembre del 1970, usciva sugli schermi italiani Venga a prendere il caffè da noi di Alberto Lattuada, tratto da La spartizione di Piero Chiara. Trasferendo in immagini il romanzo, il regista con sguardo lucido e amaro disvelava dei personaggi "mostruosi" e un angolo della provincia italiana dove le frustrazioni di una vita grigia e senza prospettive, le pulsioni più segrete, l'ossessione dei piaceri gastronomici e sessuali vengono malcelate dietro il velo del perbenismo borghese, dell'ipocrisia religiosa. Con il tempo Venga a prendere il caffè da noi è diventato un film-cult (straordinario il suo successo, ancor più che in Italia, in Francia e in Germania, in Sudamerica e negli Stati Uniti). Con preveggente visionarietà e ancor più forte incisività delle stesse pagine di Chiara, Lattuada ha saputo tratteggiare un microcosmo umano, rivoltare un humus sociale che per l'amoralità e la sottocultura Goffredo Fofi ha acutamente definito "prebossiano" ma che, nel tempo, si è rivelato più estesa metafora del malcostume pubblico e privato di certa classe sociale e politica.