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Il saggio abilmente incastona le maggiori opere di Gesualdo Bufalino in una cornice intrecciata di ritratti geostorici (la Sicilia nel Mediterraneo), di paradigmi letterari (la poesia siculo araba, "Rosso Malpelo", "Ciaula", contadini in rivolta, il poeta contadino...), di mitologemi (Colapesce, Re carnevale...), di hýbris cavalleresca (i Chiaramonte), di scrittura arcadico-illuministica (Giovanni Meli), di scienziati sociali (S.A. Guastella, Giuseppe Pitrè...), di eroi del riscatto borghese (i Florio) e sociale (Giuseppe Fava). Ne viene fuori una sorta di vertiginoso tour intorno alla sicilianitudine di sciasciana memoria, condotto in modo documentato, lasciando, al lettore una pista residuale di speranza, come si può cogliere qua e là nello sviluppo della scrittura, condensata nelle due liriche poste ad apertura e a chiusura della rappresentazione della Sicilia nel Mediterraneo, oggi solcato da desolazione, morte e tribolazioni dei nuovi migranti, ma anche da estremi atti di eroica generosità.