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Seguendo il doppio canale della fotografia e del cinema (e talora anche delle arti figurative), questo libro esplora la relazione tra scrittura letteraria e memoria visuale nell'opera di Gesualdo Bufalino, e riconosce nel linguaggio iconico il commutatore di materiali mnestici dentro il linguaggio scritto. Cinema e fotografia assumono spesso all'interno di questa produzione il ruolo di agenti del ricordo, ma sono anche i codici dai quali la scrittura ricava forme e importa tecniche. Ovviamente tale uso implica l'evidenza del carattere finzionale dell'operazione memoriale, da intendersi non tanto come una ri-costruzione del passato sulla base di tracce ed evidenze documentarie, quanto come una costruzione narrativa in cui i vuoti del ricordo sono riempiti dall'attività immaginativa.