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Parlare di ciechi e fotografia potrebbe sembrare un paradosso, quasi una provocazione. In realtà vuole essere un invito ad ascoltare, sentire e osservare liberi da stereotipi e pregiudizi; vuole essere una conferma del fatto che la cecità si trasforma in un limite nella misura in cui la società non è pensata per accogliere la diversità dei suoi membri e di conseguenza li discrimina impedendone la piena partecipazione sociale. Il testo propone una innovativa prospettiva antropologica sul tema della cecità. Un viaggio verso l'altro che comincia dai sensi, passa attraverso l'immaginario e la memoria, e arriva al mondo visuale e alla fotografia per capire se, e come, quest'ultima possa trasformarsi in un ponte fra due mondi apparentemente tanto lontani: quello dei ciechi e quello dei vedenti.