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In un'intervista rilasciata alla "Gazette de Lausanne" nel febbraio del '65, Montale sostiene: "Sono un poeta che ha scritto un'autobiografia poetica senza cessare di battere alle porte dell'impossibile". L'ostinata tensione verso un orizzonte assolutamente irraggiungibile e dunque inabitabile - quello trascendente - è tratto specifico di gran parte della produzione montaliana, e di "Ossi di seppia" in particolare. Proprio la prima raccolta accoglie in una contraddittoria convivenza da un lato la consapevolezza che "non vedremo, sorgere per via la libertà, il miracolo, il fatto che non era necessario!", e dall'altro l'atto di "fede [...] a un evento impossibile", e oltretutto ignorato. Questa monografia, dedicando una particolare attenzione ai finali delle quattro sezioni della raccolta, intende indagare proprio queste due prospettive che reggono l'intero libro di "Ossi di seppia": quelle appunto dell'immanenza e della trascendenza.