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Il libro si muove lungo un percorso originale che consente all'autrice di seguire le tappe - per così dire iniziatiche - della sua scoperta della diversità delle lingue e del possibile attraversamento di culture apparentemente estranee (se non ostili), portate a comunicare, a congiungersi, ad ospitarsi arricchendosi reciprocamente del lento lavoro della traduzione che, come la transumanza con il suo ritmo naturale e ancestrale, assicura il passaggio da un territorio all'altro, da un esilio all'altro. Tradurre per Mireille Gansel è un traghettare parole, pensieri, umori raccolti nel tempo e nello spazio, dall'Ungheria alla Germania e al Vietnam, dalle valli della Savoia alla Provenza, negli incontri con poeti e intellettuali - da Goethe, a Eugénie Gold-stern, a Brecht, a Nelly Sachs, da Xuan Dieu, a To Huu, Che Lan Van, da Imre Kertesz a Reiner Kunze - grazie a una qualità di ascolto che coglie le armoniche di ogni lingua e sa interpretare il pulsare, anche drammatico, del linguaggio poetico, scientifico, politico.