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La malattia non è un fallo solo individuale, ogni malattia mobilita i vicini, parenti o amici, chiede attesa, assistenza, accompagnamento, coraggio, cura. Modifica il tessuto di relazioni esistenti, mettendole in discussione, forse le rigenera, o magari le spegne. C'è un'occasione nella malattia. Di conoscere più a fondo, di essenzializzare il proprio vivere. Ancora di più nella malattia di un bambino. Perché in un bambino è l'intero corpo familiare a essere colpito. Si è così pensato a una documentazione fotografica che abbia per oggetto non la medicina come atto chirurgico, farmaco chimico, terapia, ma piuttosto tutto quello che sia intorno, accanto, prima e dopo la malattia, tutto quello che la accompagna dall'interno, e si è pensato di scegliere il punto di vista della famiglia. Il punto di vista intimo e privato che presuppone in anticipo la condivisione da parie del fotografo di un'esperienza radicale ed estrema, come appunto la malattia oncologica esige, quando essa va a colpire l'espressione più delicata e al contempo più forte di ogni nucleo familiare, cioè i piccoli. Il tentativo sarà quello di dar voce, attraverso l'immagine, a questa fibra intima, sfuggente e razionalmente insondabile, di natura si direbbe spirituale, della vita familiare, quando essa sia scossa nei suoi equilibri dall'urgenza di fronteggiare quello che né naturalmente e biologicamente, né culturalmente si è preparati ad affrontare.