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Il cinismo dell'industria musicale non l'ha inventato Willy DeVille, ma lui ha pagato sulla sua pelle l'indifferenza e l'ignoranza di un sistema che non tollerava il suo anticonformismo negando il suo talento solo perché le sue cattive abitudini mettevanoa disagio un'iaea di morale convenzionalmente dominante. Willy DeVille inadeguato lo è stato fin da quando, in anni a cavallo tra il punk e il grunge, si ergeva nel buio della notte newyorchese a cantare di amore ed emozione evocando i grandi soulmen degli anni cinquanta e sessanta. Controcorrente, sia nella musica sia nella vita, fino alla sua prematura scomparsa nel 2009 all'età di 59 anni. Difficile afferrarlo con quel viso spigoloso, quei modi da giocatore d'azzardo, quello sguardo malizioso e penetrante, quella battuta sferzante. C'era qualcosa in Willy DeVille che il rock'n'roll non ha più, un senso di romanticismo, di storia, di fascino. Sapeva cogliere con semplici versi il sorriso di una venere della strada, le pulsioni della gente del ghetto, la pericolosità di uno stiletto che brilla nella notte, una torbida storia di droga, l'amore di chi si pavoneggia per qualche traccia di rossetto esibita sul collo. "Love and Emotion" racconta la sua ballata con taglio romanzato, facendo parlare direttamente i personaggi e tracciando il primo dettagliato percorso storico e biografico esistente al mondo della sua avventura artistica.