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Due grandi poeti, Eugenio Montale e T. S. Eliot, pongono al centro della loro opera un complesso sentimento del tempo: "Le occasioni" (1939) e i "Four Quartets" (1936-1942; edizione complessiva 1943) sono, tra le loro raccolte, quelle che maggiormente incarnano nella forma questo sentimento. Le due opere riconfigurano un'esperienza temporale fondativo della contemporaneità: l'epifania, vale a dire il recupero casuale e istantaneo di un momento di vita piena. In entrambi i testi la temporalità può declinarsi sia in forme mimetiche della narrativa sia in forme invece assolutamente e inequivocabilmente liriche, in cui cioè il genere impone un proprio linguaggio della temporalità fatto di condensazione, slogatura ed ellissi della temporalità causale; un linguaggio che spetta semmai al romanzo modernista di imitare. Il paesaggio antropologico che il Novecento ci ha lasciato in eredità è in larga parte quello formalizzato dalle "Occasioni" e dai "Four Quartets". Sulle mappe del tempo disegnate da queste due opere noi tutti continuiamo ancora oggi a orientarci o a perderci.