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Una vita ricca e intensa quella del pisano Titta Ruffo (1877-1953), ritenuto il più grande baritono di tutti i tempi. Cominciò a lavorare a dieci anni nell'officina di un fabbro, poi fu interprete delle grandi opere romantiche del ciclo verdiano e tra i primi a vivere da protagonista la nuova stagione musicale del verismo agli inizi del Novecento. Figlio di un anarchico e socialista lui stesso, Titta Ruffo era cognato di Giacomo Matteotti e quando il parlamentare fu ucciso nel '24 lui per protesta non cantò più in Italia. La sua voce si sentì di nuovo dopo la caduta di Mussolini, quando a Firenze cantò per strada La Marsigliese.