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Un trentenne lasciato dalla compagna con cui conviveva a Milano torna all'inizio dell'estate nella sua cittadina d'origine sull'Adriatico, dove mancava da anni. Si rifugia nell'alcol, in picaresche avventure estive, tenta improbabili lavori, vive di ricordi, ma soprattutto scrive una lettera d'amore alla sua Lucia nel tentativo di riannodare il filo di un rapporto senza il quale si rende conto di non poter vivere. L'attesa della risposta si intreccia in forma di diario con una quotidianità asfissiante di situazioni tanto più paradossali quanto del tutto comuni in un paese che sembra ormai avviato a una necrosi emotiva e morale. Scritto deliberatamente con ruvida ironia e incolta naiveté, questo romanzo ci porta fra "I Vitelloni" del terzo millennio, senza un euro, barbari e disperati, afflitti da una solitudine sconosciuta alle precedenti generazioni. Ci porta in una Peyton Place della provincia italiana dove la vita è scandita dalla precarietà, una precarietà sociale, familiare e affettiva che era tempo fosse raccontata.